Le fratture del gomito possono interessare diverse strutture.
In ordine di frequenza esse sono:
Fratture del capitello radiale
Sono fratture che coinvolgono il capitello e/o il collo del radio
Cause: Avvengono solitamente per una caduta sul palmo della mano atteggiata a difesa con il gomito in leggera flessione.
Entità della lesione: possono essere: Composte, Scomposte, Pluriframmentarie e accompagnate da lussazione.
Trattamento: Nelle fratture composte, breve-brevissima immobilizzazione, seguita da precoce riabilitazione. Negli altri tipi il trattamento è prevalentemente chirurgico.
Complicanze:
La rigidità, vale a dire la riduzione dei movimenti del gomito, in particolare quelli di prono-supinazione, in rapporto ad un eventuale spostamento dei frammenti o alla formazione di tessuto osseo troppo abbondante (ossificazioni), oppure a retrazione delle strutture capsulo-legamentose, oppure ancora ad una immobilizzazione prolungata con errata o tardiva riabilitazione.
Le ossificazioni eterotopiche, ossia la formazione di osso in siti dove normalmente esso non è presente (muscoli, capsula e legamenti vicini al gomito). Possono comportare una riduzione del movimento del gomito.
L’artrosi post-trauamatica, ossia una usura precoce delle superfici articolari causata dal trauma.
L’instabilità cronica, ossia la tendenza del gomito o del solo capitello radiale a lussarsi o sublussarsi, dovuta ad una non corretta guarigione della frattura e/o dei legamenti.
La pseudoartrosi, ossia la mancata guarigione della frattura.
Fratture dell’olecrano
Interessano l’estremità superiore dell’ulna
Cause: In genere una caduta sul palmo della mano con il gomito in iperestensione, oppure trauma diretto sulla regione posteriore del gomito.
Entità della lesione: possono essere:
Composte: (come è noto, in questo caso il frammento osseo rimane nella sua posizione normale)
Composte e stabili: sono le più frequenti (80-85%). Il frammento osseo si sposta rispetto al resto dell’olecrano. I legamenti sono integri o solo parzialmente lesionati, pertanto il gomito rimane stabile, ossia non tende a lussarsi.
Scomposte e instabili: In queste fratture i legamenti sono gravemente danneggiati ed il gomito è instabile, ossia tende a lussarsi.
Tutte posso essere complicate dall’essere pluriframmentarie
Se l’energia causale è stata particolarmente forte può associarsi una lussazione e/o una frattura del radio: frattura-lussazione di Monteggia oppure si può associare una lussazione anteriore di radio e ulna: frattura trans-olecranica
Trattamento: Nelle fratture composte, breve immobilizzazione, seguita da precoce riabilitazione. Negli altri tipi il trattamento è prevalentemente chirurgico.
Complicanze: Sono più o meno le stesse del caso precedente.
Fratture dell’estremità dell’omero
Entità della lesione: possono essere, in ordine di gravità:
Extra capsulari ed extra articolari: fratture dell’epicondilo, dell’epitroclea etc.
Intra capsulari ed extra articolari: le cosidette “Sovracondiloidee”
Intra capsulari ed intra articolari: le più complesse
Trattamento: Nelle fratture composte del 1° gruppo, trattamento conservativo, gesso non più di due o tre settimane seguito da immediata riabilitazione. Negli altri tipi il trattamento è prevalentemente chirurgico seguito da precocissima riabilitazione 2-3 giorni dall’intervento
Complicanze: Anche qui sono più o meno quelle dei casi
precedenti, ma viene contemplata anche la possibilità di infezioni
dei mezzi di sintesi e di irritazione del nervo ulnare (con
addormentamenti e formicolii a carico del mignolo e dell’anulare).
Fratture della coronoide
La coronoide è una sporgenza ossea localizzata anteriormente nell’estremità superiore dell’ulna e rappresenta il prolungamento anteriore dell’olecrano. Essa costituisce un primario elemento di stabilità del gomito, opponendosi allo spostamento posteriore dell’ulna rispetto all’omero. Inoltre su questo processo si inserisce il legamento collaterale mediale che prende origine dalla regione interna della paletta omerale, e che rappresenta un altro elemento principale di stabilità del gomito.
Le fratture isolate della coronoide sono rare; più spesso si verificano in concomitanza di altre lesioni del gomito.
Cause: Avvengono solitamente per una caduta sul palmo della mano atteggiata a difesa.
Entità della lesione: Le graduazioni possono essere diverse; dalla semplice frattura dell’apice della coronoide, fino alle fratture complesse, associate ad altri capi ossei, con lesione o meno del legamento collaterale mediale (stabilizzatore del gomito).
Trattamento: Il trattamento è ovviamente consequenziale alla lesione: ad esempio le fratture che coinvolgono solo l’apice della coronoide, se sono di lieve entità ed isolate, non richiedono il trattamento chirurgico e guariscono con una breve immobilizzazione ed una riabilitazione cauta ma precoce. Gli altri tipi esigono trattamento chirurgico.
Complicanze: Alle solite complicanze possibili, se ne aggiunge una tipica: il dolore ai massimi gradi di flessione del gomito dovuto frequentemente ad un urto della coronoide contro l’omero e legato ad una non perfetta posizione dei frammenti consolidati. Alle volte, raramente, questo dolore può essere correlato alla mancata guarigione del frammento osseo, ossia la pseudoartrosi della coronoide.
La Riabilitazione delle fratture di gomito
Il gomito
rappresenta una delle strutture osteoarticolari più delicate da
riabilitare, poiché il margine tra il troppo ed il troppo poco è
davvero sottile a causa della tendenza di questa articolazione a dare
rigidità e quindi ridotta e/o dolorosa escursione articolare.
La
riabilitazione deve essere precocissima, (immediata dopo rimozione
gesso o 48 ore dall’eventuale intervento chirurgico) e la forza
da applicare estremamente calibrata: un approccio timido rallenta
i tempi di recupero esponendo il gomito a rigidità, viceversa un
approccio troppo “entusiasta” facilita la formazione di
calcificazione anomale, a loro volta fonte di dolore e rigidità.
I
movimenti da curare sono ovviamente la flesso-estensione,
indispensabile per i comuni atti della vita quotidiana (mangiare,
lavarsi il viso, pettinarsi, abbottonarsi etc.) e la
prono-supinazione, che rende tali gesti incomparabilmente più
armonici.
Nei
casi post-operatori più complessi sarà il Fisiatra a sorvegliare
con regolarità le attività ed ad accelerare o rallentare secondo le
esigenze contingenti, eventualmente prescrivendo l’uso di un tutore
articolato con cui agevolare le attività, o limitarle (es. limitare
la flessione nelle ricostruzioni chirurgiche della coronoide) per
consentire comunque la mobilità pur in difesa del risultato
dell’intervento.
Insomma
è una riabilitazione che ci asteniamo qui dal descrivere, poiché è
quasi sempre strettamente legata al caso specifico, alla tecnica
operatoria usata ed al tipo di risposta del paziente nel tempo.
Grandi
vantaggi possono essere raggiunti con l’uso della IdroKinesiterapia soprattutto nei primi giorni, in cui la elevata temperatura
dell’acqua, miorilassante, facilita i movimenti mentre la naturale
densità dell’elemento funge da ammortizzatore e la spinta di
galleggiamento, magari aiutata da appositi manubri, facilita un
recupero estremamente accelerato, che mai come nel caso del gomito
può fare la differenza tra la guarigione completa e la permanenza di
rigidità.
In
fase un po’ più avanzata, ottimi risultati possono essere
raggiunti con la TECAR dinamica, cioè riabilitazione sotto TECAR con l'articolazione in movimento, da eseguirsi solo da
personale altamente specializzato, in grado di usare al meglio le
potenzialità offerte dalla metodica.
Altre metodiche applicabili con vantaggio sono la LaserTerapia o, a volte, le Onde d'urto focalizzate, ad es. in caso di pseudoartrosi o in altri casi ben selezionati, eseguite sempre “manu-medica”.
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