Il
rinforzo muscolare è un’attività indispensabile per la salute psico-fisica
dell’uomo. Un muscolo sano non è dotato solo di forza: caratteristica peculiare
infatti è la resilienza, ossia la capacità di resistere alle sollecitazioni esterne
con la giusta forza ed elasticità.
L’aumento della massa muscolare è dovuto principalmente a un incremento del
volume delle fibre muscolari (ipertrofia muscolare) causato dall’intensificazione
delle miofibrille. L’ipertrofia muscolare è causata da un’intensa attività
muscolare isometrica ossia contro resistenza. La forza di un muscolo infatti esprime
la sua capacità di opporsi a una resistenza meccanica e dipende dal numero di
fibre muscolari coinvolte nella sua contrazione. Un muscolo non utilizzato o
sottoposto a contrazioni deboli infatti riduce le sue dimensioni trasformandosi
così in un muscolo ipotrofico o atrofico.
La idrokinesiterapia o “idrocinesiologia” (dalle parole greche ydor-acqua, kinesis-movimento e therapeia-terapia) rappresenta il momento ideale in cui l’acqua, il movimento e il terapeuta sono uniti idealmente con il paziente.
Lo sviluppo della riabilitazione motoria e neuromotoria negli ultimi 10 anni del panorama sanitario italiano e mondiale ha portato a un’evoluzione che ha visto l’idrokinesiterapia rivestire un ruolo sempre più centrale e indispensabile. In Italia i primi centri sono sorti spontaneamente nelle stazioni termali, solo successivamente si è diffusa all’interno di strutture medico-sanitarie di tipo riabilitativo, ponendosi come un irrinunciabile punto di riferimento all’interno dei protocolli scientifici.
Nel nostro Paese questa pratica si è sviluppata grazie al diffondersi della passione per l’attività natatoria e per quella motoria in generale. La “Balneoterapia” ha quindi sviluppato il suo potenziale curativo grazie anche alla professionalità delle figure del fisioterapista e dell’equipe medica, conquistando così un posto sempre più importante nella Medicina Riabilitativa.
Se inizialmente l’idrokinesiterapia è stata riconosciuta solo per la sua efficacia nel trattamento dei grandi deficit neurologici, recentemente essa è divenuta un indispensabile esercizio per il recupero funzionale anche di altre affezioni come quelle di tipo ortopedico-traumatologico, ortopedico post-chirurgico, neurologico, neurologico pediatrico, reumatologico. Inoltre, in alcune particolari patologie, può essere considerata “terapia riabilitativa di elezione”: la forza di gravità infatti rende pericoloso e/o troppo faticoso il movimento terapeutico svolto a terra, l’azione dell’acqua di questa “palestra liquida” invece azzera le componenti di traumaticità iatrogena e permette al terapista di sfruttare l’intervento riabilitativo in maniera più produttiva.
A tal proposito vanno considerati alcuni dei benefici fondamentali dell’immersione in acqua che costituiscono parte integrante della valenza terapeutica dell’idrokinesiterapia:
EFFETTO MECCANICO: è dato dall’insieme delle azioni di spinta e di galleggiamento, nonché dalla pressione idrostatica e dalla resistenza idrodinamica dell’acqua.
EFFETTO BIOCHIMICO: è legato alle caratteristiche biochimiche dell’acqua e alla conseguente reattività dell’organismo immerso.
EFFETTO TERMICO: è dato dalla temperatura dell’acqua (32°/34°C) e dalle conseguenti modificazioni toniche, trofiche, tissutali, endocrine e metaboliche dell’organismo.
EFFETTO PSICOLOGICO: la naturale dinamicità e versatilità del trattamento avrà effetti psicologici positivi sui pazienti che ad esempio possono effettuare in acqua, da subito, movimenti ed attività precluse a terra.
IL RUOLO DEL FISIOTERAPISTA
È importante sottolineare l’importanza della preparazione e della professionalità della figura del fisioterapista. La sicurezza psicologica dell’operatore in acqua, la sua tranquillità operativa e una buona dose di comunicatività infatti infonderanno nei pazienti la fiducia di cui hanno bisogno per reagire e lavorare al meglio e li porteranno ad abbandonare paure, insicurezze e ipocinesia (rallentamento dei movimenti) da cui erano frenati. L’operatore che lavora nel settore sanitario della idrokinesiterapia deve avere alcuni requisiti fondamentali, tra cui:
- Ottima preparazione professionale polivalente;
- Adeguata competenza in tutte le tecniche kinesiterapiche e nelle metodiche riabilitative tradizionali specifiche sia per i trattamenti a terra, sia per il loro adattamento in acqua.
- Ampia conoscenza degli effetti fisiologici dell’immersione anche in relazione all’età, alle patologie concomitanti e al tipo di paziente.
- Acquisizione di una buona destrezza in acqua che gli consenta di gestire e trattare il paziente in piena sicurezza.
Gli esercizi svolti in acqua mirano al potenziamento delle risposte riflesse di recupero kinestetico grazie una serie di stimolazioni sensoriali le quali avvengono in condizioni di tranquillità operativa e in completa assenza di pericoli di tipo traumatico. L’immersione infatti pone il soggetto in un ambiente fisico inusuale (microgravità) all’interno del quale le stimolazioni esterocettive e propriocettive si moltiplicano stimolando la necessità di una continua regolazione delle risposte posturali e il conseguente adeguamento alle nuove condizioni di microgravità. Questo porterà il soggetto in uno stato di “allerta fisiologica” propedeutico proprio al potenziamento delle capacità attentive e di memorizzazione dello schema motorio dell’esercizio funzionale. La riabilitazione in acqua offre quindi la possibilità del recupero di “schemi ed immagini” di movimento che, non essendo stati più esercitati dopo il trauma o la malattia, sono stati dimenticati.
IL RUOLO DELLA STRUTTURA:
L’idrokinesiterapia, come previsto per legge, deve essere svolta all’interno di una Struttura Medica, non è infatti ipotizzabile ed etico effettuare la riabilitazione in acqua in strutture differenti che non siano accompagnate da spazi e strumentazioni idonee. Il ruolo della vasca riabilitativa per esempio è un aspetto che non bisogna assolutamente sottovalutare, non tutte le piscine infatti sono idonee per effettuare la riabilitazione in acqua. Ad esempio, la temperatura dell’acqua, che in una piscina normale adibita per attività sportiva è di circa 28°-29°, in una vasca riabilitativa raggiunge i 32°-35°. Tale temperatura è ideale per rilassare la muscolatura, ridurre il dolore (effetto miorilassante) e far sì che il paziente possa eseguire gli esercizi senza avvertire una sgradevole sensazione di freddo che irrigidirebbe la muscolatura e le articolazioni aumentando la sensibilità dolorifica e riducendo l’azione di recupero funzionale. La vasca riabilitativa inoltre deve essere strutturata ad altezza media e quindi avere altezze che variano da 1,20 mt a 1,30 mt. in modo da poter eseguire gli esercizi in piedi, seduti su seggiolini dedicati, o in completa immersione.
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